Molti di voi avranno già sentito parlare del “Fertility day”, una giornata dedicata alla sensibilizzazione sul tema della fertilità e sul rischio della denatalità, lanciato dal ministero della salute.
Anzi, una giornata per celebrare la rivoluzione culturale in tema di procreazione.
L’evento fa parte del più ampio “Piano nazionale per la fertilità“, che ha lo scopo di collocare la Fertilità al centro delle politiche sanitarie ed educative del nostro Paese.
Ho sempre pensato che lo stato italiano fosse carente in materia di educazione sessuale, procreazione e dintorni, ma sarà che l’unico ricordo sul tema che ho è un preservativo srotolato su una banana al liceo, avendo scelto un corso opzionale (presto soppresso). Mi sono quindi detta che un piano che si prefigge, come primi due punti, di informare i cittadini e fornire assistenza sanitaria qualificata rispetto alla fertilità, sarà sicuramente una cosa positiva.
Questo prima di prendere conoscenza del contenuto del piano e, soprattutto, prima di imbattermi nella comunicazione visiva (su cui ho solo brutte parole).
Vi consiglio, comunque, di leggere il « rapporto », che sembra piuttosto un’analisi piscologica spicciola sulla società italiana attuale e i suoi problemi di genere, condita di neologismi e battutine sarcastiche. Insomma, un documento ufficiale.
In caso non abbiate tempo per lanciarvi in questa lettura esilarante, qui potete trovarne una sintesi:
In Italia non si fanno figli perché tutti i giovani sono narcisisti e egoisti e, si, c’è la crisi (lo ammettiamo), ma in realtà è colpa della donna, che VUOLE a tutti i costi studiare (per non parlare di quanto è lunga questa Università italiana e quanto tempo prezioso perso) e dopo anche lavorare. Ma in fondo siamo sempre il paese del Mulino, che pensate, o donne, di essere indipendenti veramente? Abbiamo la nostra cara Istat che ci mostra, con qualche grafico che, nella vita quotidiana, gli uomini fanno finta di concedervi la parità dei sessi, che in realtà voi avete lottato tanto, che volete giocare alla mammamogliemanager, ma concretamente sgobbate solo di più, visto che i pater familias, rispondono alle interviste : « Certo, siamo uguali », ma a casa vi aiutano solo un po’. E poi, per finire, quante storie, i figli si fanno anche senza le possibilità economiche, perché è bellissimo essere genitori, anzi dovremmo aggiungerlo al CV tra le « competenze », al pari di un periodo di lavoro all’estero.
Cosa fare, dunque, di fronte ad una società che ha scortato le donne fuori di casa, aprendo loro le porte nel mondo del lavoro sospingendole, però, verso ruoli maschili, che hanno comportato anche un allontanamento dal desiderio stesso di maternità?
Comunicare che fare figli da giovani è bello e divertente!
In passato, l’orologio biologico delle donne era anche la vicina/parente impicciona che chiedeva insistentemente novità alla sposina. Oggi in periodo di comunicazione politically correct occorre spiegare, informare in modo capillare e continuativo, portare a conoscenza delle donne e degli uomini che la fertilità è una curva gaussiana che comincia a scendere molto prima che la donna consideri la questione come una opportunità.
Certo, la campagna di comunicazione basata sulla “goodnews”, politically correct e che NON deve generare ansia…non vi è riuscita proprio bene…
Ma dai, c’è il #FertilityDay: Giornata Nazionale di informazione e formazione sulla Fertilità, dove la parola d’ordine sarà scoprire il “Prestigio della Maternità” (le lettere maiuscole si sprecano), con giochi e attività coinvolgenti. Insomma, avrete voglia di fare tanto sesso creativo senza precauzioni.
Ma, il Papa, sarà d’accordo?