Trascrizione della puntata Tutta l’umanità ne parla, andata in onda sabato 3 Febbraio 2018 su Radio 3. 

 

 

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Edoardo Camurri : Buongiorno! Un caro saluto da Edoardo Camurri…

Pietro Del Soldà: … e da Pietro del Soldà!

EC: Benvenuti a questa nuova puntata di Tutta l’umanità ne parla. Oggi parleremo di solitudine.

PdS: …ci sentiamo un po’ soli, eh?!

EC: Già, d’altronde la radio è un modo per creare una piccola comunità… qui a Radio3 lo sappiamo bene. […] Insomma, il pretesto per cui questa mattina parliamo di solitudine è un’iniziativa piuttosto sorprendente della premier britannica Theresa May, la quale ha deciso di istituire un vero e proprio Ministero della Solitudine, “misteri dei ministeri”, diremmo, citando Augusto Frassinetti. Una iniziativa dai toni forse un po’ orwelliani, per combattere quella che Theresa May ha definito una vera “piaga nazionale”. Per discutere di questo, abbiamo pensato di invitare dei veri esperti sul tema, diciamo quasi dei cantori della solitudine. Allora, saluto il primo ospite che è forse il più grande scrittore portoghese (anzi togliamo questo forse), il più grande scrittore portoghese, l’uomo dai tanti eteronimi, Fernando Pessoa! Buongiorno!

Fernando Pessoa: Bon dia Camori! Buongiorno, e grazie a tutti voi.

EC: Grazie a lei di essere qui con noi! E poi salutiamo anche un altro grande filosofo, un sostenitore dell’egoismo, dell’individualismo, dell’anarchismo antistatalista, autore di un elogio dell’egoismo, dell’Io, della sovranità assoluta dell’individuo… forse avrete già capito di chi si tratta… salutiamo Max Stirner! Buongiorno Stirner!

Max Stirner: Buongiorno a me! Buongiorno!

EC: Buongiorno Stirner, siamo pronti ad ascoltare la sua filosofia dinamitarda, questa mattina. Ma insomma, Pietro Del Soldà, qual è il punto, qual è questa idea orwelliana di Theresa May, ce la puoi raccontare e illustrare bene nel dettaglio?

PdS: Allora Edoardo, la notizia è arrivata qualche giorno fa da Londra e in effetti sembra echeggiare dei toni romanzeschi: c’è chi ha tirato in ballo Orwell, chi Garcia Marquez. Di che si tratta…

EC: Ma insomma, ci lasciassero un po’ stare nella nostra solitudine!

PdS: Può sembrare in effetti un’invasione della privacy e dell’intimità…

EC: Ma sembra una forma di Stato etico, questa!

PdS: E tuttavia, c’è un problema che ha il governo britannico, ma ce l’ha anche quello italiano, ci sono dati Eurostat, per esempio, […] che raccontano di una vera e propria national plague, come ha detto Theresa May, una piaga nazionale, milioni di persone che vivono in condizioni di isolamento dalla famiglia, dagli amici, dalla società, che non è una scelta ma, nella stragrande maggioranza dei casi, è un destino infelice che chiede un intervento, un intervento che non significherà naturalmente una socializzazione forzata, ma un maggiore ascolto. La cosa particolare è aver scelto di creare un vero e proprio dicastero, che peraltro si basa sui lavori di una commissione parlamentare che ha il nome di quella grande parlamentare, Jo Cox, uccisa pochi giorni prima del referendum sulla Brexit (1), che molto aveva lavorato su questo problema. Da qui l’idea di questo Minister for Loneliness che vedremo che destino avrà e se avrà anche degli emuli in Europa, chissà, magari anche in Italia…

EC: Beh, ci manca solo questo! Ma questo è un altro discorso! Allora, strappiamo dalla loro solitudine i nostri due ospiti e… Pessoa, inizierei subito con lei, con la domanda più semplice ma forse anche la più invadente, forse la prima domanda che le farebbe il ministro della solitudine inglese. Pessoa, come si sente?

FP: Ah, la solitudine mi devasta, la compagnia mi opprime!

EC: Beh, direi che lei con questo dilemma non si è lasciato scampo, Pessoa. Ma, insomma, se dobbiamo iniziare a ragionare da questa sua affermazione così contraddittoria… perché la compagnia la opprime?

FP: Due persone dicono reciprocamente “Ti amo”, o lo pensano, e ciascuno vuol dire una cosa diversa, una vita diversa, perfino forse un colore diverso, o un aroma diverso, nella somma astratta delle impressioni che costituisce l’attività dell’anima.

PdS: In effetti, Pessoa, questa coincidenza perfetta tra le anime amanti è complessa, fa riflettere…

FP: Noi non amiamo mai nessuno, amiamo solo l’idea che ci facciamo di qualcuno, è un concetto nostro quello che amiamo, insomma amiamo noi stessi!

PdS: Addirittura! Beh, messa così, Pessoa, è proprio desolante! Ma l’amicizia, ad esempio, non è un buon antidoto alla solitudine?

FP: Oggi, per strada, ho incontrato, separatamente, due miei amici che avevano litigato fra loro. Ciascuno mi ha raccontato la vicenda e i perché della loro lite, ciascuno mi ha detto la verità, ciascuno mi ha messo a parte delle sue ragioni. Entrambi avevano ragione. Entrambi avevano tutte le ragioni. Non che uno vedesse una cosa e l’altro un altra, o che uno vedesse un lato della cosa e l’altro un lato diverso. No, ognuno le vedeva esattamente com’erano accadute, ognuno le vedeva con un criterio identico all’altro. Ma ognuno vedeva una cosa diversa e ognuno, quindi, aveva ragione. Sono rimasto confuso da questa doppia esistenza della verità.

EC: Eh ma forse, Pessoa, questa doppia esistenza della verità, questi diversi punti di vista sulla medesima cosa, è la ragione per cui le persone cercano la compagnia, no? Per mettersi d’accordo, per armonizzare i punti di vista. Però, diciamo, lei è il primo ad aver vissuto sulla propria pelle una vera e propria moltiplicazione delle verità e delle identità, lei è plurale al suo interno. Lei ha scritto non sotto pseudonimi ma assumendo identità diverse, stili, biografie, tic e punti di vista diversi e, forse, vi è da pensare che con tutte queste persone che la abitano dentro, lei non si è mai sentito solo come quei nove milioni di cittadini britannici di cui parlava Pietro del Soldà poc’anzi e a cui Theresa May pensa con tanta preoccupazione…

PdS: E forse, Edoardo, la cura per la solitudine è proprio quella di Pessoa! Segui il metodo Pessoa, moltiplica la tua identità, fatti il tuo eteronimo!

EC: Beh sentiamo Stirner…

MS: Lo stato primitivo… eccomi eccomi eccomi! Lo stato primitivo dell’uomo, dicevo, non è nell’isolamento o nella solitudine, ma nella società!

EC: Oh, finalmente Stirner la sentiamo, perché io ero molto emozionato nell’ascoltare la sua voce, nell’ascoltare il suo punto di vista. Però, insomma, per il momento io l’ho vista piuttosto disciplinata. Ecco,  ecco, è un po’ strano. Le leggo un passo che le scrisse Carl Schmitt (un famoso giurista e filosofo tedesco controverso), che una volta disse di lei: “Stirner è orribile,” – ascolti Stirner…

Max Stirner

MS: [mugugna affermativamente, Ndr.]

EC: “sguaiato, millantatore…”

MS: [sorride, NdR.]

EC: “smargiasso…”. Ce n’è ancora!

MS: Ahah! Ma si, sono io, sono io!

EC: “…un goliarda, uno studente degenerato”. Poi, indovini un po’ cosa ha detto anche… se lo ricorda?

MS: No!

EC: Inizia con la zeta…

MS: Non l’ho mai saputo!

EC: “Uno zotico! Un egomane!”

MS: [ride di gusto, NdR.]

EC: “…Evidentemente uno psicopatico grave! Uno… – continua Schmitt, e adesso per sua fortuna sta per concludersi –  uno che a voce alta e sgradevole va gracchiando ‘Io sono io! Nulla mi importa oltre me stesso!’. 

PdS: La sta prendendo bene, Stirner, non si offende con Schmitt.

MS: Ma no! […] Vede, Pietro, con la più intima delle relazioni sociali ha principio la nostra esistenza poiché, prima ancora di respirare, noi viviamo legati alla madre. Usciti alla luce, noi ci troviamo nuovamente attaccati al seno di un essere umano, il cui amore ci culla nei nostri sogni, guida i nostri primi passi. La società è il nostro stato secondo natura!

EC: Beh, Stirner, lei mi sta sorprendendo con questo elogio della socialità e dei rapporti familiari… insomma, io ho letto altre cose nei suoi libri!

PdS: Lasciamolo parlare, Edoardo, forse proseguendo il ragionamento…

MS: Ma vede, quanto più procediamo nell’arte di conoscere noi stessi, tanto più l’antico, intimo legame si allenta, e il primitivo stato sociale si dissolve.

EC: Oh, finalmente! Stirner qui la riconosco e ne sono contento! Quindi, se posso provare a riassumere le sue affermazioni: nasciamo sociali e poi, crescendo, evolvendo, ci scopriamo sempre più soli, sempre più singoli. Lei in effetti non ama proprio nulla, nessun aspetto della socialità. Non ama per esempio lo Stato, le istituzioni…

MS: Vede, nelle mani dello Stato la forza si chiama diritto. Nelle mani dell’individuo si chiama delitto.

PdS: Addirittura! Però mi scusi, Stirner, ragioniamo insieme. Lo Stato è anche quell’invenzione che ci permette di convivere, di sopravvivere, di non sopraffarci l’uno con l’altro.

MS: Del Soldà! Ma per lo Stato è indispensabile che nessuno abbia una sua volontà! Perché se uno l’avesse, lo Stato dovrebbe escluderlo, chiuderlo in carcere o metterlo al bando! Se tutti avessero una volontà propria, farebbero piazza pulita dello Stato!

EC: Ecco, Stirner, su questo potrei anche essere d’accordo con lei… Però, questa mi sembra davvero un’altra puntata, io vorrei rimanere sulla notizia. Pessoa, voglio coinvolgere lei, le ricordo la notizia: la decisione di Theresa May di affidare ad un ministro la delega per la lotta alla solitudine dei suoi cittadini, per aiutarli proprio contro questa sofferenza ritenuta così grande. Pessoa, lei come interpreta questa notizia arrivata da Londra?

FP: Ma… tutto il male del mondo deriva dal fatto che ci interessiamo gli uni agli altri, sia per fare del bene, sia per fare del male. La nostra anima e il cielo e la terra ci bastano! Voler di più significa perdere questo ed essere infelici.

PdS: Caspita, Pessoa, quanto disincanto! Però, mi scusi, posso capire il suo scetticismo (in fondo è abbastanza diffuso) per questo Ministero britannico della solitudine, ma addirittura prendersela con l’idea stessa di aiutare gli altri, come se fosse quella l’origine dell’infelicità, non sarà un po’ troppo?

FP: Aiutare qualcuno vuol dire prenderlo per incapace… se questo qualcuno non è incapace, significa farlo tale, supporlo tale. E cioè, nel primo caso, tirannia, nel secondo disprezzo.

EC: Pessoa, lei e’ lucido, ma disperato. […] Adesso sono curioso di conoscere l’opinione di Max Stirner su questa iniziativa del governo. La prego, rimanga sul tema!

MS: Osservate un po’ quel sultano…

EC: Dove, scusi, Stirner?

MS: …quel sultano lì, quel ministro…

EC: Stirner, le ho chiesto di rimanere sul tema…

MS: … che provvede con tanto affetto ai suoi. Non è forse egli l’immagine più schietta del disinteresse? Non sacrifica forse egli incessantemente se stesso al bene dei suoi? Si, esatto, proprio dei suoi. Provate un po’ a fargli capire che non sei suo, bensì tuo! In premio per esserti sottratto all’egoismo tu sarai gettato in carcere! Il sultano, vede, non conosce altra causa che la propria. Egli è per sé il tutto nel tutto, è l’Unico! E non consente a nessuno di non essere dei suoi. E da questi esempi illustri non volete apprendere che il miglior partito è quello dell’egoista?

PdS: Edoardo, mi pare di capire che i nostri ospiti non danno molto credito al Ministero britannico della solitudine. Ma mi interessa capire perché, Stirner, lei nega che si possa fare qualcosa in nome di una causa che sia diversa dall’egoismo. In fondo, io credo che il problema della grande solitudine del nostro tempo sta tutta qui.

MS: Lungi dunque da me ogni causa che non sia propriamente e interamente la mia! Voi pensate che la mia causa debba essere perlomeno la buona causa! Ma cos’è buono, cos’è cattivo? Io sono per me stesso, sono la mia causa, e io non sono né buono, né cattivo.

EC: Stirner, aldilà del bene e del male, no? Rivendichiamo la solitudine amorale, che non significa immorale… o no? Mi sto perdendo!

PdS: Ma Stirner è un cattivo maestro, attenzione, ci perdiamo!

EC: Ci perdiamo! Ma Pessoa, lei ha sentito Stirner? Ha qualcosa da aggiungere?

FP: Si, ho sentito! Non subordinarsi a niente, né a un uomo, né a un amore, né a un’idea. Avere quell’indipendenza distante che consiste nel diffidare della verità e, ammesso che esista, della utilità della sua conoscenza.

PdS: Davvero fondamentale, caro Fernando Pessoa, l’appello che ha fatto per l’indipendenza. È difficile non essere d’accordo, diffidiamo, certo, da tutte le verità. E tuttavia, Pessoa, non crede che abbiamo anche bisogno di credere in qualcosa, almeno di sentirci parte di qualcosa di più grande? 

FP: Appartenere! Ecco la banalità! Appartenere! Fede, ideale, donna o professione, ecco la prigione! Ecco le catene! Essere è essere libero!

EC: Pietro, mi sembra che qui i nostri ospiti vadano per la propria strada… in fondo è giusto così, se si rivendica l’indipendenza, allora la si deve rivendicare e vivere in quanto tale. Quindi, nessun bisogno di appartenenza sembra valere oggi con i nostri ospiti, altro che lottare contro la solitudine! 

PdS: E quindi neppure la religione, Pessoa, può essere di conforto a chi oggi si sente solo, a quei nove milioni di britannici?

FP: Del Soldà, sono nato in un’epoca in cui la maggior parte dei giovani aveva perduto la fede in Dio, per la stessa ragione per la quale i loro padri l’avevano avuta: senza sapere perché.

EC: Ascoltiamo Max Stirner.

MS: Il divino è cosa di Dio! L’umano dell’uomo.

EC: Beh, fin qui…

MS:è d’accordo!? La mia causa non è né divina, né umana. Non è la verità, non è la bontà, né la giustizia, né la libertà, ma unicamente ciò che è mio! E non è una causa universale, bensì unica, come unico sono io! Nessuna cosa mi sta a cuore più di me stesso.

PdS: E gli altri, Stirner? Proprio non esistono?

FP [intromettendosi, Ndr.]: Una delle mie preoccupazioni costanti è capire com’è che esista altra gente! Com’è che esistano anime che non sono la mia anima, coscienze estranee alla mia coscienza, la quale, proprio perché è coscienza, mi sembra essere l’unica possibile.

PdS: A me, caro Pessoa, sembra però che gli altri esistano! E come se esistono, abbiamo anche delle responsabilità! 

EC: No, io sono d’accordo con Pessoa.

PdS: Almeno io fuori dal coro! Max Stirner, mi rivolgo a lei che sarà anche un cantore del singolo, ma è comunque un filosofo, è stato un hegeliano… uno come lei la realtà non la può proprio ignorare del tutto! Noi non siamo fatti per stare da soli, lo penso io, ma lo pensano in tanti!

MS: Del Soldà! Camurri! Povere, povere creature! Povere creature che potreste vivere tanto felici e soltanto a modo vostro, e che invece dovete ballare al suono della musica di questi pedagoghi, di orsi, a produrvi in capriole artistiche che non vi verrebbe mai in mente di fare da soli, e non vi ribellate mai, sebbene vi si intenda sempre in modo diverso da come vorreste voi!

EC: Senta, Stirner, adesso noi ci ribelliamo!

MS: Ma mi faccia finire!

EC: No, non la lascio finire perchè lei non esiste! Lei non sta esistendo!

MS: Mi fate tenerezza…

EC: Forse ha scritto un libro pubblicato molti anni fa… ma lei non esiste!

MS: Lo vede, Camurri? Voi ripetete sempre meccanicamente a voi stessi!

EC: Le va bene come ribellione?

MS: … la accetto!

EC: Ne sono contento! Prego, prosegua!

MS: Vede, voi vi ripetete sempre la domanda che avete sentito porre in origine: “A che cosa sono chiamato?”, “Che cosa devo fare?”. Basta che vi poniate queste domande e vi farete dire e ordinare ciò che dovete fare! Ciò comporta, per quello che riguarda la volontà, questo atteggiamento: “io voglio ciò che devo!”

Fernando PessoaEC: Va bene Stirner, sono d’accordo! Mi sembra che lei ragioni molto per tautologie! […] Ma adesso non vorrei innervosire Pessoa, perchè abbiamo dedicato un sacco di tempo a Stirner. Allora, Pessoa, torno a lei. Lei dubita dell’esistenza degli altri, come Stirner che si scaglia contro i legami, le appartenenze, il dipendere dagli altri. Però io le faccio alcuni nomi, che lei conosce bene: Álvaro de Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro, Bernardo Soares… sono i suoi eteronimi, i suoi altri io

FP: Sì, ma certo, io ho più di un’anima. Ci sono più Io del mio stesso io. Esisto tuttavia indifferente a tutti, li faccio tacere, io parlo!

EC: Non lo trova un po’ disorientante, Pessoa?

FP: Dio non ha un’unità, come potrei averla io?

PdS: Voliamo sempre molto basso eh?! D’accordo, Pessoa. Però io vorrei cogliere lo spunto di Edoardo: tutti questi altri Io che lei si è inventato, e a cui ha addirittura attribuito la paternità dei suoi scritti, appunto eteronimi e non solo pseudonimi, non saranno forse, da parte sua, un tentativo di sentirsi meno solo?

FP: Ciascun volto, anche lo stesso che abbiamo visto ieri, oggi è un altro! Perché oggi non è ieri, e ogni giorno è il giorno che è, e non ce n’è stato un altro uguale al mondo, l’identità è solo nella nostra anima.

PdS: Stirner?

MS: Che cos’è l’ideale se non l’Io di cui si va in cerca e che resta sempre lontano? Si cerca sé stessi, perciò non si ha ancora sé stessi, si aspira a ciò che si deve essere, perciò non si è. Si vive nello struggimento, per secoli si è vissuto in esso, nella speranza, ma ben altra sarà la vita di chi invece vive nel godimento!

EC: Stirner le faccio una domanda secca! Se Theresa May la chiamasse come ministro della solitudine, lei accetterebbe? Si o no?

MS: No!

EC: Giustamente, rivendica la sua solitudine fino in fondo. La stessa domanda la farò anche a Pessoa. Però, Pessoa, prima di farle questa domanda, vorrei insistere ancora sul tema delle sue identità multiple.

FP: Nessuno mi ha mai riconosciuto sotto la maschera dell’identità con gli altri [Io, Ndr.], né ha mai saputo che ero maschera. Nessuno sapeva che a questo mondo esistono i mascherati, nessuno ha supposto che al mio lato ci fosse sempre un altro che, in fondo, ero io. Mi hanno sempre creduto identico a me stesso. 

EC: Ecco, Pessoa, faccio anche a lei la domanda, a questo punto. Se Theresa May le affidasse il Ministero della solitudine: lei accetterebbe o no? Non sarebbe male immaginarla in Inghilterra a fare il ministro…

FP: Avrei alcune considerazioni da fare, prima di accettare.

EC: Giustamente deve prima consultare tutto il parlamento di cui lei è composto! Senta, Stirner, ma lei che pensa di questo tema della personalità scissa? Di questo Io che spesso si sente scisso al proprio interno, così frastornato e spesso molto solo…

MS: Io penso questo. Siccome io non sono ancora Io, il mio Io è un altro Io, per esempio Dio, o l’uomo religioso, razionale, libero eccetera . È ancora lontano da me stesso. Io mi divido in due metà, una delle quali, quella non raggiunta e da realizzare, è la vera; l’Una, la non vera, deve venir sacrificata, è quella non spirituale; l’altra, la vera, dev’essere l’Uomo integrale, è lo Spirito. 

PdS: Va bene, Stirner… è stato chiaro, o forse no, per nulla!

EC: Beh, c’è uno Stirner chiaro, uno non chiaro…

PdS: Certo, ciascuno può farsi il proprio! Io vorrei chiedere questo, sia a Pessoa che a Stirner, visto che ci avete fatto delle analisi così spietate: c’è qualcosa che davvero desiderate, che vi rende felici? Pessoa, iniziamo da lei.

FP: Se un giorno la mia capacità  espressiva diventasse così vasta da ospitare tutta l’arte, scriverei un’apoteosi del sonno, non conosco maggior piacere del sonno, la cancellazione totale della vita e dell’anima, il commiato dall’Essere e dagli uomini, la notte senza memoria e senza illusione, la mancanza di passato e di futuro…

MS: Io dico questo: liberati quanto puoi, e avrai fatto ciò che sta in tuo potere. Infatti non è dato a tutti superare ogni barriera, ossia, per parlare più chiaramente, non per tutti è una barriera ciò che lo è per alcuni, perciò non preoccuparti delle barriere degli altri, è sufficiente che tu abbatta le tue!

EC: Pietro Del Soldà, sia Pessoa che Stirner ci hanno dato un appello alla libertà. Noi, in nome di questo appello alla libertà (e d’altronde la solitudine è un prezzo che si paga, a volte, alla libertà) ringraziamo e salutiamo i nostri ospiti per le parole che ci hanno regalato. Grazie Stirner!

MS: Io sono il mio, il Tutto! Io sono l’Unico!!

PdS: Va bene, va bene! A presto, Max Stirner! A risentirci anche a Fernando Pessoa!

FP [in piena estasi poetica, Ndr.]: Salpare per il largo, per le onde, per il pericolo, per il mare, andare lontano, verso fuori, verso la distanza astratta, indefinitivamente, per notti misteriose e fonde, portato come polvere dai venti, dalle burrasche…

EC [congedando calorosamente gli ospiti, Ndr.]: Bene, allora, buon viaggio Pessoa!

 

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(1) http://www.bbc.co.uk/news/uk-england-36550304