Arriveranno gli americani di Starbucks a insegnarci come fare il caffè? È vero che a volte la copia è meglio dell’originale? E noi, sedotti dal brand e dal nuovo, perderemo la nostra tradizione per farci imporre il suo surrogato globale? O, sdegnati, li metteremo gentilmente alla porta?

Fino ad oggi il colosso americano si era guardato bene dal tentare la conquista della penisola ma, dallo scorso anno (inaugurato con la sciagurata installazione promozionale di palme e banani in piazza Duomo a Milano) (1), stanno seriamente pianificando lo sbarco, l’ennesimo made in USA.

Per sorprenderci, hanno messo su un’impalcatura di promesse ed effetti speciali, quali la storia strappalacrime del grosso imprenditore che ritorna nella città che per prima ha ispirato il suo successo; la torrefazione direttamente in loco (!); e infine le dimensioni (a quanto pare il più grosso punto vendita europeo).

Vedremo… intanto le assunzioni sono aperte (2) (3).