I totalitarismi del’900 sono stati così indistricabilmente connessi alla propaganda mediante i cosiddetti “mezzi di comunicazione di massa”, che si può a ragione individuare in questi ultimi una naturale tendenza totalitaria. Mezzi di comunicazione di massa che, come notava Danilo Dolci, nulla hanno a che vedere col comunicare, che implica una dialogicità biunivoca, ma semmai col trasmettere*: trasmissione di nozioni, informazioni, direttive, disposizioni, comandi…

La capacità di indurre la suggestione artificiosa di essere comunità nell’istante stesso in cui si opera per disgregare le reti comunitarie: questa è la prerogativa dei “mezzi di trasmissione di massa”.

La fine delle identità folk è stata accelerata, almeno in Italia, dall’avvento del potere fascista (sapiente utilizzatore di quei mezzi), il cui primo scopo è stato quello di generare appunto una nuova identità, imponendo una Cultura unica che soppiantasse le “sottoculture”. La cultura borghese-industriale emergente, che trovò nel Regime la sua espressione, impose – secondo lo schema ormai classico di cultura egemonica e culture subalterne di Cirese – la sua visione del mondo su tutte le altre. La riduzione ad uno è forse il tratto più distintivo dei sistemi totalitari, procedimento che non può prescindere dall’attuazione di procedimenti omologanti sulla massa difforme del popolo. “Ein Volk, ein Reich, ein Führer!”: il popolo entra come protagonista nella propaganda politica, il Potere costituito si propone di interpretarne lo spirito, di esserne la sua emanazione, la sua voce, la sua Cultura.

Per gli italiani il fascismo fu il primo vero confronto con l’omologazione. Si sbaglia a ritenere l’omologazione fascista radicalmente differente dall’omologazione moderna, così come trovo inadatto separare il volto squadrato e lindo del fascismo da quello squadrista, becero e violento: è la borghesia stessa espressione di quella violenza e viceversa. Allo stesso modo l’omologazione moderna è sovrapponibile a quella antica tanto nelle tecniche adottate quanto negli effetti prodotti, differendo soltanto nelle coreografie e nell’enfasi.

Parlando di enfasi, è davvero tramontata l’epoca dei movimenti di massa? Mi tornano in mente le resse e le file chilometriche davanti ai mall durante gli sconti. A questo proposito, il Black Friday, la festa laica che si celebra oggi, possiede dell’omologazione totalitaria tanto l’enfasi, quanto la partecipazione di massa e la coesione attorno ad un Credo, con relativi santi.

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Ragazzi di una scuola indiana indossano la maschera del fondatore di Microsoft in occasione del suo compleanno (fonte).

Ma lo spirito che la anima è mosso da sentimenti molto più ancestrali, e non si esagera se si richiamano alla mente i sacrifici umani: nel 2008 una folla inferocita travolse e uccise un impiegato di 34 anni in un negozio di New York, segnando solo il primo di una serie eclatante di altri eventi sanguinari. Eventi che non indeboliscono ma rafforzano la sete consumistica, come il sangue per gli squali. C’è da pensare che il rito sia stato pensato esattamente così come lo si sta mettendo in atto, ovvero senza troppa disciplina: qualche goccia di sangue non potrà che temprare la nostra Fede.

Al pari dei riti bacchici l’individuo si perde in una indistinta comunione con un ammasso cosmico, in orge baccanali dove l’oggetto predato è pezzo di un Dio più grande, più vasto, più potente. Esaltazione iperbolica dell’individuo e sua suprema sconfitta, sua diluizione/dissoluzione nell’eterno indistinto. E se l’oggetto, stando a Marx, è “lavoro sociale cristallizzato”** che appartiene al capitalista, allora quest’ultimo è il vero destinatario della nostra idolatria. Tutto il mondo che ci circonda è emanazione di questo modello, dagli ambiti domestici e lavorativi, dove ogni oggetto è stato acquistato, a quelli naturali: lo stesso concetto di natura selvaggia è – paradossalmente – artificiale***, essendo definito in negativo come “ciò che non è civiltà” ed essendo ridotto ad esperienza oggettivata e misurabile che può essere goduta. A questo proposito, noto con crescente interesse l’ormai dilagante utilizzo del verbo fare per esprimere esperienze vissute: mi sono fatta/o i fiordi norvegesi

E con questo non mi resta che augurare Buon Venerdì Nero, o Santo che dir si voglia, a tutti!

 


* D. Dolci, Dal trasmettere al comunicare, 1988.

** K. Marx, Salario, prezzo e profitto, 1865.

*** F. Brevini, L’invenzione della natura selvaggia. Storia di un’idea dal XVIII secolo a oggi, 2013.